Mario Celso

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Biografia

Nato a Sant’Antonino di Susa il 1 marzo 1917 da Francesco Celso e Delfina Usseglio Mattiet, frequentò le scuole elementari del paese fino alla sesta classe. In seguito diventò apprendista fresatore alla “Evasio Del Savio” di Condove. Nel 1934 lasciò la Del Savio per la Industriale Radio dell’ing. Colonnetti, fondatore della prima stazione radiofonica di Torino, passò all’Italradio ed infine alla Fert, il più importante studio cinematografico italiano del periodo, dove svolse il ruolo di aiuto “recordista” dell’impianto di registrazione sonora della produzione cinematografica. 

Lavorò alla Fert fino alla morte del padre (settembre 1937), poi decise di aiutare la madre nel lavoro di commerciante ambulante di stoffe e, due anni dopo, aprì un’officina di elettrauto in via Torino n. 94 a Sant’Antonino.

Nel marzo del 1940 partì militare: prima destinazione Bari da dove, nel gennaio dell’anno successivo, si imbarcò per l’Albania e, attraverso Durazzo e Tirana, raggiunse Atene. Vi rimase fino al settembre del 1943, poi fu internato in Germania e Cecoslovacchia. Nel campo di lavoro di Morasca Ostrava venne impiegato nella riparazione delle radio trasmittenti sequestrate dai tedeschi ai cechi. Riuscì a rientrare in Italia e a raggiungere la casa materna, per stare il più possibile accanto alla madre malata. Era l’Epifania del 1944. 

Ottenne un lavoro alla Microtecnica di Torino e, con il “passaporto” scritto in tedesco e in italiano con il quale si certificava che il possessore lavorava in un’industria in qualche modo utile alla guerra, viaggiò abbastanza tranquillo. 

In uno di questi viaggi scoccò la scintilla dell’amore per Bruna Bandera, che sposò il 26 febbraio del 1944: dalla loro unione nacquero Francesco – per tutti Franco, così chiamato in ricordo del nonno Francesco Celso, campione della gara ciclistica Susa-Moncenisio (1934) – e Giuseppina, in ricordo della sorella di Bruna deceduta a 20 anni, subito abbreviato in Pinuccia.

Pochi giorni dopo Celso si licenziò e aprì di nuovo un’officina di elettrauto, in un locale sulla piazza centrale del paese di Sant’Antonino.

Circa un anno dopo venne a sapere dall’amico Felice De Antonio, che ancora lavorava in Microtecnica, che l’azienda stava cercando un raddrizzatore per la proiezione cinematografica. Celso decise quindi di interrompere  la sua attività di elettrauto e di mettere a punto il raddrizzatore che aveva in mente da tempo. Il primo raddrizzatore venne sperimentato nel cinema del paese nei primi mesi del 1946: l’esperimento dovette essere interrotto dopo pochi minuti, poiché i contatti si surriscaldarono. La seconda prova avvenne presso la sala di proiezione del cinema Porta Nuova di Torino, che in quegli anni era assiduamente frequentata dagli ingegneri della Microtecnica e dove non di rado si “provavano” i nuovi accorgimenti tecnici. 

Il 24 agosto del 1946 Celso presentò il nuovo raddrizzatore elettromeccanico sincrono: otto mesi dopo ottenne il brevetto numero 419729 che segnò la data di nascita di IREM – Industria Raddrizzatori Elettromeccanici.

I primi raddrizzatori vennero venduti alla Microtecnica di Torino e poco dopo alle Officine Prevost di Milano, importante costruttore di proiettori cinematografici.

Il prodotto brevettato era un raddrizzatore elettromeccanico la cui originalità consisteva nell’impiego di un motore elettrico sincrono di bassa potenza il cui albero attivava, al momento opportuno, i contatti mobili montati su un gruppo di commutatori. Questo permetteva di interrompere la corrente alternata nei punti di passaggio per lo zero, convogliando così tutte le alternanze in un’unica direzione. Questo sistema per la proiezione cinematografica con archi a carbone eliminava gli inconvenienti dei raddrizzatori a collettore rotante o a lamina vibrante, migliorando la stabilità luminosa dell’immagine proiettata. 

L’affermazione del cinema negli anni ‘40/’50 costrinse Celso ad un duplice sforzo: da un lato tenere testa alle richieste del mercato e dall’altro lato inseguire, e se possibile anticipare, l’innovazione tecnologica. Per questo brevettò nel 1950 un interruttore automatico di protezione per evitare che la pellicola, allora di celluloide, si bruciasse in caso di surriscaldamento e, quando l’azienda tedesca Osram iniziò a produrre le lampade allo Xenon, la IREM rispose con il primo raddrizzatore per lampade allo Xenon per la Cinemeccanica di Milano.

Nel 1966 Celso sviluppò il primo accenditore per lampade allo Xenon da usarsi con un alimentatore per le applicazioni scientifiche, portando la IREM ai vertici mondiali della progettazione, costruzione e distribuzione di sistemi di alimentazione usati nelle proiezioni cinematografiche e di illuminazione. 

L’anno successivo divenne membro del Society of Motion Picture and Television Engineers. 

L’apice della sua carriera professionale arrivò il 13 dicembre del 1991, quando nell’ufficio vendite della IREM giunse un fax dagli Stati Uniti: era Karl Malden, Presidente dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che comunicava a Mario Celso l’assegnazione dell’Oscar al merito tecnico-scientifico, consegnatogli da Tom Hanks nella tradizionale cornice di eleganza e mondanità del Century Plaza Hotel di Los Angeles la sera del 7 marzo 1992.

Di ritorno in Italia, il Museo Nazionale del Cinema di Torino e la IREM organizzarono il 25 maggio 1992 una serata in onore di Mario Celso nei locali del Cinema Massimo a cui partecipò, tra gli altri, anche Mario Soldati, amico di Celso: durante la serata Celso donò il primo raddrizzatore elettromeccanico per proiettori del 1947 al Museo del Cinema.

Due anni dopo, nel pomeriggio del 10 luglio 1994, Mario Celso morì all’età di 77 anni.