Mario Celso

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Sono nato a Torino il 1 luglio del 1948. Mi sono laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Torino nel 1974 e, benché nessuno della mia famiglia avesse un lavoro in qualche modo attinente alla professione che poi ho intrapreso, ho scelto di fare il commercialista.
Ho iniziato la mia attività collaborando con lo Studio Claudio Saracco & Associati a Torino, allora come adesso uno dei migliori della città. Ricordo ancora la data: il 12 novembre 1973. E tra i primi clienti che ho conosciuto, ero un giovane poco più che praticante, c’è proprio il signor Mario Celso. I miei primi ricordi risalgono alle riunioni dell’Assemblea per l’approvazione del bilancio della IREM che si svolgevano presso gli uffici di Sant’Antonino, alla presenza della famiglia e del signor Flavio Guassora. Io ero molto giovane e il signor Celso mi metteva una certa soggezione per via della sua profonda conoscenza di quasi ogni specifica attività dell’azienda.
Era persona molto preparata e con uno spiccato senso dell’analisi delle situazioni; sapeva ascoltare, certo, era disponibile al confronto, ma voleva capire tutti i dettagli del bilancio e questo metteva una certa ansia in chi cercava di spiegare i dati e di farsi capire. Infondeva però anche un senso di ammirazione verso quell’uomo così curioso, così poco cinico, certamente lontano dall’immagine dell’imprenditore (nel senso più negativo del termine, ovviamente). La sua correttezza e il suo rispetto delle leggi, dei regolamenti e delle convenzioni, sarebbero ancora oggi un esempio per l’imprenditoria media italiana.
Mario Celso era un bell’uomo, forse un po’ burbero ma molto intelligente, e che sapeva valorizzare i suoi collaboratori ai quali riconosceva il ruolo e l’importanza nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. Ricordo che, in occasione della festa per i 50 anni della IREM ringraziò pubblicamente tutti i suoi dipendenti, dal primo all’ultimo. Questo mi stupì molto perché fu un segno di rispetto per il lavoro di tutti e di coesione, come a dire: “Insieme otteniamo bei risultati”. Non so quanti imprenditori lo hanno mai fatto. Apprezzava la compagnia ed il confronto con le persone più giovani, dalle quali sapeva cogliere elementi importanti e idee nuove, non badava alla differenza di età e non faceva pesare la sua esperienza.
Nella mia vita professionale ho avuto modo di incontrare molti altri imprenditori, ma pochissimi fra loro potevano vantare le doti umane di Mario Celso. Potrei dire che il fondatore della IREM aveva anche creato uno stile, un modo di comportarsi che permeava la vita aziendale e famigliare. Si sentiva sulle spalle la responsabilità del ruolo sociale dell’imprenditore che lavora e vive nel suo territorio di origine, era innamorato della Valle di Susa e del suo paese e ne parlava spesso. Era orgoglioso della sua Sant’Antonino e della Valle di Susa.
Probabilmente proprio la fortuna di nascere in un piccolo paese gli ha permesso di sviluppare più facilmente il suo modo di intendere l’azienda a conduzione famigliare, cosa che sarebbe stata senz’altro più difficile in città. La sua azienda, come la sua famiglia, trovano i capisaldi nella valorizzazione delle doti umane e professionali di ciascuno e nella capacità di condividerle nell’azienda, di fare gruppo, di fare sistema.
Riconosceva il ruolo di sua moglie in famiglia e in azienda: l’aveva sempre al suo fianco e teneva in gran conto i suoi consigli. In tutte le situazioni, la signora Bruna Bandera sapeva sempre come e quando intervenire. È stata per Mario Celso una compagna molto importante e, a differenza del marito, la signora Bandera – che aveva anche lei un temperamento forte – prestava la dovuta attenzione al valore del denaro e a tutti gli aspetti economici dell’attività produttiva dell’azienda. Nonostante fossero a capo di un’azienda di successo, vissero con estrema modestia sia i successi aziendali sia la stessa consegna del Premio Oscar per l’innovazione tecnologica applicata al Cinema, settore nel quale la IREM ha sempre eccelso a livello mondiale.
Ripeto, Mario Celso era orgoglioso della sua modesta origine, che certo non nascondeva, ci teneva a dire che era un uomo che veniva “dall’officina”, dal mondo operaio, ma sapeva stare con i grandi; era sempre curato nell’aspetto ed aveva un’eleganza discreta nell’abbigliamento e nei modi.
Ancora oggi, con il perdurare della crisi mondiale, il suo pensiero regge in IREM tanto che non esiste l’idea, tra chi gestisce oggi le sorti dell’azienda, di cambiare o di spostare la IREM in un’area del mondo nella quale l’attività produttiva potrebbe essere più conveniente: la valsusina IREM, o meglio, la santantoninese IREM, non si tocca. Questo sentimento, così radicato e profondo, credo abbia consentito di affrontare i momenti difficili.
Torino, 19 marzo 2014